Calandrini: aboliamo il reddito di cittadinanza per aiutare famiglie e imprese

Calandrini: aboliamo il reddito di cittadinanza per aiutare famiglie e imprese

“E’ soltanto una manovra di galleggiamento che non poterà alcuno sviluppo”. Così Nicola Calandrini, capogruppo di Fratelli d’Italia nella Commissione Bilancio del Senato giudica la legge di Bilancio che da questa settimana entrerà nel vivo con la votazione degli emendamenti in Commissione. E proprio sulle modifiche alla manovra Calandrini subito chiarisce: “Per FdI l’obiettivo prioritario è abolire il reddito di cittadinanza per recuperare risorse da destinare a famiglie e imprese”.

Senatore Calandrini, la manovra economica del governo non piace a Fratelli d’Italia. Perché?

“La verità è che la Manovra non piace a nessuno. Non piace alle parti sociali, sindacati, associazioni di categoria, che abbiamo ascoltato in questi giorni durante le audizioni in Commissione Bilancio. Non piace alla stessa maggioranza, che sulla scia delle quotidiane polemiche continua a fare modifiche, dando prova che non ha un’idea e una visione di paese. L’impostazione generale della Manovra scoraggia le imprese e frena gli investimenti. Il lato positivo è che si è scongiurato, almeno per il 2020, l’aumento dell’Iva, ma a quale prezzo? La Manovra ha introdotto microtasse per 10 miliardi, un salasso, fatto solo per fare cassa. Ad esempio la tassa sulla plastica non serve certo all’ambiente, è fine a se stessa, idem quella sullo zucchero, di certo non combatterà l’obesità. Il capolavoro si trova nella tassa sulle auto aziendali: da una parte il governo si vanta di ridurre il cuneo fiscale, dall’altra tassa lo stipendio del lavoratore che beneficia della macchina di proprietà dell’impresa. Inoltre, su partite IVA, professionisti, commercianti e artigiani, che sono persone che vanno rispettate e incoraggiate perché danno lavoro e producono ricchezza, il governo scarica una serie di imposizioni e niente agevolazioni, perché sono, a loro dire ‘potenziali evasori’. Si tratta di un grave pregiudizio ideologico e di una grave mancanza di rispetto per una categoria che andrebbe aiutata e non vessata. Fratelli d’Italia ritiene che i soldi si potevano trovare diversamente: bastava cancellare il reddito di cittadinanza, il bonus cultura ai 18enni e altri interventi ‘mancia’. Solo togliendo il reddito di cittadinanza si sarebbero recuperati 7 miliardi di euro da destinare a politiche attive per il lavoro, al sostegno alle imprese, a politiche della famiglia. Purtroppo questo non si è voluto fare e dobbiamo tenerci una manovra definita di ‘galleggiamento'”.

Lei ha dichiarato che la manovra introduce di fatto uno Stato di Polizia tributaria. In cosa esattamente lei ritiene che la manovra vada in questa direzione?

“L’atteggiamento del governo è quello di ritenere che tutti siano evasori fiscali, e quindi sta conducendo una lotta all’evasione che va a sorvegliare cittadini, imprese, commercianti, artigiani, professionisti e partite IVA, arrivando persino a minacciare il carcere. L’introduzione di scontrino elettronico, fattura elettronica, ISA, e la lotta al contante vanno in questa direzione. La tracciabilità dei pagamenti mina fortemente la privacy, oltre che non ci sono studi che avvalorano la tesi secondo cui i pagamenti elettronici riducano l’evasione. Al contrario, potrebbero persino aggravarla. L’errore del governo è quello di concentrarsi ancora una volta sull’ultimo anello della catena, che è quello dei consumatori finali e dei lavoratori autonomi, dimenticando invece la grande evasione che è quella che sottrae più risorse allo Stato. Per questo saremo impegnati in Senato nel cambiare una manovra, che non ci piace e che giudichiamo pericolosa”.

Sui piccoli Comuni vi è da tempo un’attenzione particolare. Ricordiamo che il 69 per cento dei Comuni italiani sono al di sotto dei 5mila abitanti e rappresentano un esempio di virtuosità amministrativa. Cosa è previsto nella legge di bilancio per questi enti?

“Le audizioni delle associazioni dei piccoli comuni in Commissione Bilancio ci hanno restituito anche in questo caso un quadro desolante, una mancanza di coraggio e una incapacità di dare risposte ai piccoli enti locali che sono un patrimonio che l’Italia deve proteggere e valorizzare. Basti pensare che in manovra ci sono 15 milioni all’anno per tre anni per favorire l’accorpamento dei piccoli comuni. Peccato che al momento solo 90 comuni abbiano scelto di fondersi, spinti più dall’incentivo dello Stato che da altro. Se fosse stata una misura giusta probabilmente sarebbe stata più utilizzata. Se non lo è, che senso ha continuare a finanziarla? Anche in questo caso, parliamo di 45 milioni di euro che si potevano destinare ad altro”.

Parliamo della web tax, rischia di essere un flop?

“Certo, perché non è chiara la sua applicazione. Lo dice sia l’Ufficio Parlamentare di Bilancio sia il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. La web tax era stata introdotta nella scorsa legge di Bilancio e doveva essere destinata ai colossi del web, Google, Facebook, Amazon, per citarne alcuni, che fanno profitti in Italia ma hanno sedi legali all’estero e di conseguenza non versano tasse nel nostro Stato. Peccato che poi non siano mai stati fatti i decreti attuativi e dunque non sia mai entrata in vigore. Quest’anno la web tax ritorna in manovra, in modo snaturato e confuso, tanto che i giganti del web rischiano di esserne solo marginalmente colpiti. Fratelli d’Italia ha già pronto un emendamento per raddoppiare la tassa dal 3 al 6 per cento e costringere le imprese digitali a versare le imposte anche in Italia e non altrove”.

L’agricoltura è forse uno dei settori che più risentono delle misure previste in manovra, cosa pensa al riguardo?

“Penso che il governo debba necessariamente rivedere le nuove tasse che rischiano di gravare sul mondo produttivo agricolo. Plastic tax, sugar tax, la tassa sui tabacchi sono imposizioni che vanno a colpire alcune eccellenze italiane che si troveranno ancora una volta in una posizione sfavorevole rispetto ai concorrenti internazionali. L’agricoltura è un pilastro dell’economia italiana, il governo dovrà tenere conto di questi rischi e agire di conseguenza, se vuole valorizzare le nostre eccellenze. Se invece preferisce aprire le porte all’importazione, lo dica chiaramente. Ma noi non glielo permetteremo”.

Quali sono le proposte di Fratelli d’Italia per correggere la manovra?

“Coerentemente con quelle che sono le nostre battaglie, vogliamo proporre l’abolizione del reddito di cittadinanza, che si è rivelata una misura assistenziale e non in grado di garantire un ricollocamento dei percettori nel mondo del lavoro. Per famiglie ed imprese chiederemo l’introduzione di una flat tax incrementale al 15 per cento, una misura che per lo Stato è a costo zero, che si può fare sin da subito e che garantirebbe un ulteriore e importante gettito fiscale. Infine, proporremmo un ulteriore riduzione del cuneo fiscale e del costo del lavoro per le imprese. Dobbiamo essere realisti, se le aziende chiudono, se scelgono di delocalizzare in altri paesi, è perché il peso delle imposizioni fiscali in Italia è decisamente elevato e insostenibile. Se vogliamo rendere le nostre aziende competitive, se vogliamo che tornino ad assumere, dobbiamo ridurre il costo del lavoro. Anche su questo faremo battaglia in Parlamento”.

 

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