Difesa, disparità su contributi alle associazioni

Difesa, disparità su contributi alle associazioni

“Nel giorno in cui ricorre il 161°
anniversario della costituzione dell’Esercito italiano e sono in
corso le celebrazioni, la commissione Difesa del Senato approva
a maggioranza l’Atto di Governo (AG380) relativo al decreto di
riparto dei ‘Contributi ad associazioni combattentistiche e
d’arma per l’esercizio finanziario 2022’. Fratelli d’Italia ha
espresso il suo voto contrario per protesta sulla base di alcune
criticità, già rilevate negli anni scorsi e che si sono
riproposte tal quali, relativamente ai criteri di riparto
utilizzati”. Lo dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia,
Isabella Rauti, capogruppo nella Commissione Difesa.
“In attesa del nuovo regolamento -prosegue- che dovrebbe
entrare in vigore nel 2023, per l’anno in corso si registrano le
stesse disparità di trattamento ed evidenti iniquità
nell’assegnazione delle risorse tra le diverse associazioni
beneficiarie; e in particolare quelle penalizzate sono, ancora
una volta, le associazioni d’Arma”.
“Dal 2019 lo schema di riparto resta invariato, con un
importo complessivo di euro 1.702.918 di cui, ancora una volta,
un milione va alle Associazioni combattentistiche e partigiane
ed il restante 702.918 a quelle d’Arma, di categoria e di
specialità”, precisa Rauti.
“FdI continua a chiedere l’assunzione di criteri chiari come
il monitoraggio sui progetti presentati e sull’impiego delle
risorse; la puntualità e la trasparenza sulla rendicontazione;
il numero degli iscritti e la coerenza delle attività svolte
rispetto alle finalità istitutive del Fondo. E propone, inoltre,
che nel Regolamento sulla concessione dei contributi – la cui
entrata in vigore non può essere ulteriormente rinviata – si
adotti un principio di equiparazione tra i fondi destinati alle
Associazioni combattentistiche e quelli per le Associazioni
d’Arma;, nonché l’estensione anche alle associazioni
combattentistiche della norma – già prevista per quelle d’Arma –
sulla estraneità a competizioni politiche, alle partecipazioni
ed al sostegno di movimenti politici. Solo l’adozione di tali
criteri può mettere fine alle sperequazioni economiche
perpetuate negli anni ed evitare la discriminazione tra ‘figli’
e ‘figliastri'”, conclude.

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