Il MES minaccia i risparmi degli italiani

Il MES minaccia i risparmi degli italiani

Cos’e’ il MES

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) è entrato in vigore nel 2012 (Governo Monti) e sostituisce il Fondo Salva Stati (FESF), nato nel 2010 con lo scopo di mettere al riparo dalla tempesta finanziaria le nazioni dell’area Euro (in particolare Irlanda e Portogallo). Il MES è un’organizzazione intergovernativa sovranazionale sul modello del FMI, è finanziato dagli Stati dell’area Euro in proporzione al PIL delle Nazioni aderenti. Il trattato prevedeva la creazione di un fondo a cui gli Stati dell’area Euro sono chiamati a partecipare in proporzione alla loro popolazione e al loro PIL. L’Italia detiene il 17,9% delle quote che equivalgono a 125 miliardi sui 700 totali. Il capitale non è interamente versato, finora l’Italia ha corrisposto circa 15 miliardi dei 125 sottoscritti. Il MES in buona sostanza fa quello che dovrebbe fare una banca centrale, ovvero il prestatore di ultima istanza in caso di incapacità di uno degli Stati di garantire il proprio debito. Quando uno Stato fa richiesta di aiuto al MES, lo stesso viene finanziato in cambio di garanzie sull’applicazione di misure di austerità. Ad usufruire maggiormente del MES ad oggi è stata la Grecia, che ha preso in prestito circa 86 miliardi da restituire al tasso del 3% entro il 2020. Sappiamo bene quale costo ha dovuto sostenere la Grecia in cambio del prestito di “solidarietà“: austerità, macelleria sociale e ingenti svendite di patrimonio pubblico. L’Italia finora non ha mai preso in prestito 1 euro dal MES. Quando il Trattato d’istituzione del MES arrivò in Parlamento, fu approvato con l’assenso di Pd, Futuro e Libertà (il partito di Fini) e buona parte del Pdl. A votare contro furono la Lega Nord e alcuni dissidenti. Tra i dissidenti all’interno del Pdl ci furono – tra gli altri – Guido Crosetto (voto contrario) e Giorgia Meloni (non partecipò al voto). I due, continuamente in rotta con il partito fondato da Berlusconi nel “predellino”, qualche mese dopo decideranno di fondare Fratelli d’Italia.

Cosa prevede la riforma del MES

La riforma del MES sancisce che possono accedere al fondo solo gli Stati che rispettano i seguenti parametri:

  • avere da almeno due anni un rapporto deficit/Pil non superiore al 3%; • non trovarsi in procedura d’infrazione;
  • avere un saldo strutturale pubblico in pareggio o al di sopra del parametro di riferimento richiesto al singolo paese; 2
  • avere un rapporto debito pubblico/Pil al di sotto del 60% o, se superiore, che tale rapporto sia stato ridotto almeno di 1/20 in media nei due anni che precedono la richiesta di aiuto finanziario.

È cosa nota che l’Italia non è in linea con nessuno di questi parametri. Quindi, se dovesse arrivare una crisi e l’Italia dovesse trovarsi in crisi di liquidità, per accedere al fondo che essa stessa finanzia con 125 miliardi di Euro, sarebbe obbligata a ristrutturare il suo debito pubblico, come accade per le nazioni che vanno in default.

Che significa ristrutturare il debito

La ristrutturazione del debito sovrano è una procedura volta ad alleggerire il carico oneroso di uno Stato verso i propri debitori, attraverso una serie di misure. Ad esempio può avvenire tramite il taglio del valore nominale dei titoli (tecnicamente “haircut”) e/o tramite l’allungamento della scadenza dei titoli (in gergo finanziario “roll-over”), insomma in una vera e propria spremuta di sangue a danno dei risparmiatori. Nel caso in cui venisse approvata la riforma del MES, allo Stato che fa domanda di finanziamento e che non rientra nei parametri fissati, viene imposta la ristrutturazione del debito. Con la riforma, il MES diventerà il dominus incontrastato delle Nazioni che hanno adottato l’euro: un organismo sovranazionale che si dichiara esplicitamente di tutelare la grande finanza obbligando gli Stati ad un’austerità senza precedenti.

L’allarme lanciato dal governatore di Banca d’Italia

Il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha pubblicamente dichiarato che i rischi per l’Italia da questa riforma sono enormi: “i piccoli e incerti benefici di una ristrutturazione del debito devono essere ponderati rispetto all’enorme rischio che il mero annuncio di una sua introduzione possa innescare una spirale perversa di aspettative di default”.

La riunione dell’eurogruppo dello scorso giugno

Lo scorso 13 giugno l’Eurogruppo si è riunito per prendere alcune decisioni, tra cui la riforma del MES. Il trattato, per essere operativo, deve essere firmato dai capi di Stato delle Nazioni aderenti, le firme dovranno poi essere ratificate dai rispettivi Parlamenti. Dopo alcune polemiche Palazzo Chigi ha diramato un comunicato specificando che “la revisione del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) non è stato ancora sottoscritto né dall’Italia né dagli altri Paesi e non c’è stato ancora nessun voto del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, o degli altri Capi di Stato e di governo europei sul pacchetto complessivo di questa riforma”. La firma del Trattato è prevista entro il mese di dicembre, ma il Presidente portoghese dell’Eurogruppo Mario Centeno, in un comunicato dello scorso 13 giugno, ha esplicitamente dichiarato che “l’Eurogruppo ha inoltre raggiunto un ampio accordo sulla revisione del testo del trattato MES”. A seguito di questo accordo è stata redatta una bozza della riforma, disponibile sul sito dell’Eurogruppo (https://www.consilium.europa.eu/it//council-eu/eurogroup/).

Subito dopo l’Euro Summit di giugno M5S e Lega hanno presentato una risoluzione per impegnare il Governo a non ratificare il Trattato sulla riforma del MES, ma all’epoca era ancora in vita il Governo gialloverde, ora che è al Governo con Renzi e col Pd cosa farà il M5S? La base grillina scalpita e i parlamentari hanno chiesto a Di Maio di convocare un vertice di maggioranza per chiarire la posizione del Movimento, soprattutto dopo le allarmanti parole del Ministro dell’Economia Gualtieri che si è dichiarato favorevole alla riforma.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte riferirà il 10 dicembre prossimo in Aula al Senato sulla riforma del MES, nell’ambito delle comunicazioni in vista del Consiglio Ue del 12 e 13 dicembre.

La posizione di Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia è contraria alla riforma del MES, non porta alcun beneficio per la nostra Nazione e anzi rappresenta una gravissima minaccia per la stabilità finanziaria e per il risparmio di milioni di persone. Sicuramente la riforma del MES fa molto comodo alla Germania, che spera di mettere al sicuro la propria economia di fronte alle turbolenze nei mercati finanziari che potrebbero avere luogo con la Brexit. Il problema è che lo fa sulla nostra pelle, e questo è inconcepibile.

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