Mafia, Fd

Mafia, Fd’I da Palermo, contrasto come missione di vita, parte di nostro codice genetico

“Il vero amore consiste nell’amare cio’ che non ci piace per poterlo cambiare”. Cosi’ affermava Paolo Borsellino di cui oggi cade il 30mo dalla strage di mafia che lo uccise insieme alla sua scorta. E proprio oggi, a trent’anni esatti da quel 19 luglio del 1922, Fratelli d’Italia ha organizzato a Palermo il convegno dal titolo “Parlate di Mafia”. Secondo Carolina Varchi, deputato e neo vicesindaco di Palermo con delega ai beni confiscati, “il 19 luglio e’ la data che suscita in me la maggiore emotivita’ e credo che coloro che non si sono dissociati e non hanno rotto i ponti col mondo mafioso non abbiamo diritto ad alcun beneficio. La mafia si insinua ancora oggi nelle istituzioni e nell’economia perche’ e’ piu’ brava ad annidarsi per cui, ricordando Borsellino, la lotta alla mafia non deve conoscere soste perche’ fa parte del nostro codice genetico”. Per il presidente della regione Sicilia Nello Musumeci “chi ha combattuto la mafia non deve essere considerato un eroe ma persona che ha fatto il suo dovere. Abbiamo percio’ il dovere di ricordare Borsellino e tutti i caduti per mano della mafia perche’ dobbiamo spiegare che essere impegnati contro ogni legalita’ significa rendere trasparenti i rapporti, come abbiamo fatto noi alla Regione Sicilia negli ultimi cinque anni. La lotta alla mafia deve essere il faro per ognuno di noi per far si’ che il primato della politica sia rivendicato da tutti”. Secondo Giovanni Donzelli, responsabile Organizzazione di Fd’I, “dobbiamo raccontare l’importanza della comunicazione nella quotidianita’, come ci ha insegnato Paolo Borsellino. La scarcerazione dei boss nel periodo pandemico e’ stata un messaggio sbagliato, dobbiamo fare della battaglia per la legalita’ la nostra battaglia distintiva”. Per il capogruppo al Senato di Fd’I, Luca Ciriani, “ancora oggi proviamo un senso di amarezza su cio’ che e’ seguito alla strage di Via D’Amelio, fra depistaggi e verita’ ancora nascoste. Ho vissuto la morte di Borsellino come una tragedia personale che mi ha spinto con ancora maggior convinzione a fare politica perche’ e’ nostro dovere batterci sempre contro il crimine organizzato e ogni forma di illegalita’”. Infine per il senatore Alberto Balboni, vicepresidente della commissione Giustizia di palazzo Madama per Fd’I, “il fatto che la mafia non uccida piu’ non significa che sia meno pericolosa, forse lo e’ addirittura di piu’ perche’ ha raggiunto un livello di controllo sociale superiore con la gestione anche di attivita’ lecite oltre che illecite, per diventare un vero e proprio surrogato dello Stato. Per questo sarebbe un errore abbassare la guardia, cosa che invece lo Stato sta facendo e l’esempio e’ dato dalla riforma dell’ergastolo ostativo. Non va infatti dimenticata la battaglia che Riina fece contro il 41 bis, la vera battaglia e’ quella che va fatta per difendere la legalita’ sempre e comunque”.

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