Ue e Francia vogliono dirci cosa mangiare. Da FDI ‘no’ al Grande Fratello alimentare

Non bastava l’incubo del Grande Fratello fiscale, adesso all’orizzonte se ne potrebbe materializzare un altro e sulla nostra tavola: il Nutri-Score, una diavoleria tutta francese per indicare un sistema di etichettatura degli alimenti che ci dirà quali cibi possono essere consumati, perchè ‘nutrienti’, e quali no, perchè ‘dannosi’. Il tutto con il rischio di mandare gambe all’aria il nostro Made in Italy.

La questione è antica quasi quanto il dilemma se è nato prima l’uovo o la gallina; in pratica i cibi che quotidianamente mangiamo fanno bene alla nostra salute? Quanti grassi, zuccheri e valori nutrizionali contengono? Meglio dieta mediterranea o una a base proteica? Alimentazione regolare, oppure meglio essere vegani? Sinceramente alzi la mano chi non si è mai imbattuto in queste domande.

L’Unione europea però, adesso, sembra intenzionata a risolvere il dilemma adottando un modello di etichetta nutrizionale uniformato per tutti i Paesi membri. Per ora i singoli Stati europei hanno adottato un loro sistema di etichettatura. Dalla Gran Bretagna con il semaforo (etichetta con 3 luci a cui è abbinato un colore a seconda della composizione nutrizionale), ai Paesi scandinavi con il ‘buco della serratura’ (una chiave che può assumere il colore verde, giallo o rosso a seconda dei prodotti da evitare), all’etichetta nutrizionale evoluta (una sorta di semaforo britannico ma con criteri di selezione più indulgenti); fino al ‘famigerato’ Nutri-Score, marchio registrato dall’Agenzia francese per la Sanità pubblica che utilizza due livelli di giudizio: uno cromatico (5 colori dal verde al rosso) e uno alfabetico (5 lettere dalla A alle E), che alla fine si incrociano per dare una valutazione complessiva dell’alimento.

Tra tutti questi modelli, però, proprio quest’ultimo starebbe vivendo una maggiore diffusione (oltre Francia, ci sono Spagna, Svizzera, Germania, Olanda e Belgio) al punto che a maggio è partita una raccolta firme di eurodeputati socialisti e verdi per chiedere alla Commissione europea di imporre l’obbligo di utilizzo del Nutri-Score sugli alimenti.

Un’ipotesi che subito Fratelli d’Italia ha bocciato: “I sistemi, come quelli a semaforo, non tenendo conto delle specificità di alimenti di alta qualità come quelli Made in Italy, non fanno altro che favorire il consumo di prodotti derivanti da produzioni industriali delle multinazionali del cibo, penalizzando le specificità italiane e della Dieta Mediterranea”. E Giorgia Meloni, leader di FdI: “Il sistema Nutri-Score è di proprietà dell’agenzia governativa francese. Se questo sistema dovesse essere applicato a tutta Europa come si vocifera nei corridoi dell’Unione europea, sarebbe in pratica la Francia a decidere il cibo che fa male e che fa bene. I parlamentari europei che vogliono approvare il sistema Nutri-Score in tutta Europa dovranno passare sopra i corpi dei parlamentari di Fratelli d’Italia”.

Critiche che trovano sempre più consenso in Europa e a livello scientifico visto che l’adozione di questa etichettatura imporrebbe di aderire ai regolamenti stilati dal governo francese. E non solo, perchè ci sarebbero dubbi sui parametri con cui sono stilate le etichette al punto che porterebbero a risultati clamorosi. Un esempio per tutti l’olio d’oliva, bocciato dal Nutri-score con il rosso, visto l’alto contenuto di grassi, e la Coca Cola invece promossa con il verde. Una bocciatura che Mariano Bizzarri, ricercatore presso il dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma, spiega così: “Il Nutri-Score utilizza un criterio che trascura la presenza di una miriade di altri componenti molecolari, spesso di alto valore nutraceutico, e che si fonda sull’ipotesi che di ciascun alimento incriminato se ne consumino 100 g. Il che è manifestamente impossibile dato che 100 gr non rappresentano una porzione standard valida per tutti i cibi”.

Da qui il passo verso il bando della Dieta Mediterranea e del fiore all’occhiello del nostro Made in Italy in cucina sarebbe brevissimo. E l’Italia cosa fa? Soltanto lo scorso 17 gennaio, con grandissimo ritardo, il Consiglio dei ministri ha approvato un modello di etichettatura a batteria, dove tutti i valori espressi sono relativi alla singola porzione e ogni box contiene l’indicazione quantitativa del contenuto di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale della singola porzione.

Un’iniziativa tardiva per FdI ribadendo il suo ‘no’ al Nutri-Score e proponendo un’etichettatura che rilanci il modello della dieta mediterranea, riconosciuto a livello mondiale dall’UNESCO quale cultura alimentare basata sull’educazione e sulla consapevolezza e non sulla proibizione. E, inoltre, che si esalti l’importanza delle specificità alimentari a marchio DOP e IGP, prevedendo tutele ed etichettature specifiche capaci di valorizzarli evitando così che siano paragonati a qualsiasi altro prodotto alimentare privo di quelle peculiari e irripetibili caratteristiche.

Quindi: Nutriscore, no grazie. Infatti, sarebbe inaccettabile che nella Patria per antonomasia del buon cibo da Oltralpe ci dicessero cosa mangiare, mandando in malora il nostro patrimonio enogastronomico. Senza dimenticare le conseguenze economiche in termini di imprese costrette a chiudere e lavoratori a spasso. In fin dei conti anche a tavola si possono difendere i confini nazionali.

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